Renzo Buja

(Bassano del Grappa, 8 Luglio 1930 – Padova, 30 Luglio 2001)

A cura di Diego Bonato e Alessandro Rizzotto

Organista di fama internazionale, si formò con i maestri Elena Moritsch, Arrigo Pedrollo, Sandro Dalla Libera e Wolfango Dalla Vecchia, diplomandosi in pianoforte e organo al Conservatorio “C. Pollini” di Padova. Successivamente frequentò corsi di perfezionamento con Ferruccio Vignanelli, Jean Guillou e Lionel Rogg.
niziò molto giovane una intensa attività ottenendo contemporaneamente riconoscimenti e premi ai concorsi internazionali di Monaco, Gand e Ravenna.
La sua attività concertistica lo portò, oltre che nelle maggiori città italiane, in Germania, Francia, Austria, Svizzera, Cecoslovacchia, Messico, Brasile, Argentina, Perù, Stati Uniti, Kenia, ecc. esibendosi in Festivals Internazionali, Rassegne Organistiche e per importanti Società concertistiche; come solista e con orchestra. Importante fu, nel 1976, l’occasione nella quale sedette alla consolle dell’organo del Conservatorio di Milano, per la prima esecuzione italiana dei “Colloque n°2” per organo e pianoforte di Jean Guillou, su invito dello stesso Guillou, impegnato al pianoforte.
I suoi recitals furono oggetto di ripetute registrazioni da parte di emittenti radiofoniche italiane e straniere (Svizzera, Cecoslovacca, Argentina, Americana e altre).
Durante la sua lunga carriera insegnò Organo e Composizione Organistica nei Conservatori di Pesaro, Rovigo, Verona e Padova fino al 1996, dove si impegnò costantemente a “crescere”, in sana libertà intellettuale e affettuosa disponibilità, innumerevoli allievi, oggi valenti organisti e insegnanti.
Per i suoi meriti artistici, acquisiti per la divulgazione della musica organistica italiana all’estero e nell’ambito degli scambi interculturali tra gli Stati, tenne numerosi corsi di interpretazione organistica in Italia ed Europa e più volte ufficialmente invitato dal Governo Messicano alla “Escuela Superior de Musica Nacional de Bellas Artes” di Città del Messico.

Di carattere umile e poco incline al protagonismo – inteso come “insistente” promozione e imposizione commerciale di se stesso – capace, non di meno, di forti passioni, fu unanimemente riconosciuto come interprete preparato, fine e dotato di grande, innata musicalità. Ciò gli permise di affrontare, con proprietà di stile e virtuosistico equilibrio, un repertorio organistico vastissimo, espresso su ogni tipo di strumento e preparato con costante e assiduo studio quotidiano – chi non lo ricorda alla consolle per interi pomeriggi impegnato nella preparazione dei concerti – dove era evidente una particolare predilezione per l’opera organistica di César Franck, che lo portò a diventarne un indiscusso modello interpretativo riconosciuto finanche da illustrissimi interpreti come Jean Langlais.
Lontano da rissose polemiche organologiche, rifiutò sempre schieramenti di parte – atteggiamento che lo ha visto spesso tenuto in scarsa considerazione dai “potentati” - prediligendo un approccio più attento alla personale indole e capacità di approfondimento, convinto della centralità dell’esecutore sostenendone la “libertà” interpretativa, in opposizione a quanti lo preferirebbero asservito alla “prassi esecutiva”.