Storia

La formazione professionale di Diego Bonato (Verona 1959) è essenzialmente quella dell'esperienza autodidatta.
Avviato giovanissimo allo studio del pianoforte, frequenta in seguito il Conservatorio di Verona, dove studia organo nella classe del M° Renzo Buja; contemporaneamente, frequenta l'Istituto d'Arte, dove affronta la Storia dell'Arte, apprende e sperimenta - nelle diverse applicazioni tecniche, estetiche e pratiche - il disegno inteso come studio basilare per ottenere qualsivoglia manufatto.
Per soddisfare un interesse che, ben presto, diventerà un vera e propria passione, si dedica all'organologia e alla conoscenza diretta della "macchina" organo; partecipa al montaggio di alcuni strumenti in città e in provincia, frequentando assiduamente la bottega di alcuni artigiani, dedicandosi all'apprendimento della lavorazione del legno sotto la guida di un maestro concittadino, con il quale, nel 1983, pochi mesi prima di dare avvio ad una propria attività, porta a termine il suo primo strumento: un organo positivo trasportabile di due registri.

Queste tre discipline (musica, arte/disegno e manualità), "frequentate" e "maturate" apparentemente senza una sequenza programmata, al di fuori di una condizione di apprendistato o di "tradizione familiare" che accomuna la maggior parte degli aspiranti organari, hanno costituito - e costituiscono tuttora - non già le basi tecnico/artistiche necessarie ma l'elemento peculiare più singolare ed interessante: l'assenza di una vera, tradizionale "scuola" organaria. Ciò che gli ha permesso di pensare e realizzare, coraggiosamente fin dagli inizi - in contrasto con la "prassi" dominante - strumenti diversi per concezione tecnica e fonica e di dichiararsi convinto sostenitore del fatto che, nell'approccio tra "restauro" e "nuovo", l'organaro deve tendere ad una netta separazione filosofica dell'agire, evitando commistione di intenti e mistificazione di ideali. Merita infatti considerare anche il non trascurabile fatto che l'istituzione della nuova attività avviene in un periodo temporale (anni '70 e '80) nel quale in Italia la pratica del restauro è ai massimi livelli – qualitativi e quantitativi – e che la costruzione, pur se fiorente, vede acriticamente trasferite le caratteristiche tecniche e foniche degli strumenti storici sui nuovi strumenti.

Sostenuto ed incoraggiato dal proprio insegnante, dai compagni di corso e da altri organisti di chiara fama, inizia, dapprima con piccoli lavori, poi con lavori sempre più impegnativi, l'attività di organaro.
Nel corso di questi venticinque anni di attività ha costruito numerosi nuovi strumenti, sia a trasmissione meccanica che elettrica/elettronica, eseguito innumerevoli lavori di restauro, ristrutturazioni ed ampliamenti su strumenti diversi per epoca, mole, natura tecnica e qualità; in Italia come all'estero.

In rapporto quindi alle scelte organologiche attuate in Italia negli ultimi decenni e considerato il panorama organario ed organistico che ne è derivato, il "pensiero" che anima l'attività può essere così riassunto: non potendo addivenire alla codificazione di uno strumento ideale sul quale poter eseguire appropriatamente ogni scuola organistica di ogni epoca; ritenendo, allo stesso tempo, inutile e fuorviante la scelta di produrre strumenti copia; considerando la necessità di concepire strumenti rispondenti anche alle esigenze di Culto; la ricerca di una sintesi tra le esperienze d'oltralpe delle diverse epoche – ritenendo quelle nostrane "compiute" - la propensione verso pratiche "sperimentali" e l'attenzione ad esigenze pratiche è, fin dagli inizi, chiara e netta.
Dal punto di vista tecnico/meccanico e fonico, tutto questo si traduce nella volontà – continua e tenace – di perseguire un cammino sempre attento all'evoluzione tecnica in senso moderno della macchina organo, cercando, pur nella condizione di piccolo artigiano, di acquisire e utilizzare tecniche di progettazione e lavorazione d'avanguardia da applicare in ogni settore costruttivo dello strumento come, ad esempio, la progettazione al computer, le trasmissioni elettroniche seriali e le lavorazioni varie condotte al laser, unitamente all'utilizzo di materiali di qualità attentamente selezionati nel rapporto funzionalità/ambiente/durata.

Il laboratorio artigiano, che dal 1984 ha sede a Castel d'Azzano (Verona), è dotato di spazi per la progettazione e amministrazione, falegnameria completa, officina, reparto canne con organo di prova, deposito e magazzino, sala di montaggio. Attualmente, la Ditta vede impiegati due addetti fissi, oltre al titolare e si avvale, in determinate situazioni, della collaborazione di personale esterno.